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NASDAQ100 WEEKLY - Settimana dei massimi storici !!


GRAN BELLA SETTIMANA PER GLI INDICI AZIONARI USA CHE REGISTRANO TUTTI E TRE NUOVI MASSIMI STORICI ! IN CORREZIONE IL MERCATO OBBLIGAZIONARIO.

Un rally dei titoli tecnologici ha spinto tutti e tre gli indici principali a nuovi record con l’S&P500 che nella giornata di venerdì scorso, interrompe una serie di oltre 500 sessioni di negoziazione senza un nuovo massimo storico. Un rapporto ottimistico sugli utili pubblicato nel corso della scorsa settimana dal produttore di chip, Taiwan Semiconductor Manufatcturing, ha stimolato una rinascita dei titoli dei semiconduttori come Nvidia, Advanced Micro Devices, Broadcom e Apple, con quest’ultimo che ha incassato anche l’upgrade da parte di Bank of America. L'indice PHLX Semiconductor ha guadagnato il 4%. Questa circostanza si nota anche dal fatto che l'indice S&P500 equal weighted (un indice equiponderato che investe una pari quantità di denaro nelle azioni di ciascuna società che compone l’indice), venerdì scorso è progredito solo dello 0.55%, e sta al - 2% da inizio anno. L'anno nuovo non ha per il momento stoppato il trend di performance delle ‘big cap’, anche se bisogna portare attenzione in quanto, ad un certo punto, questo si arresti e inverta. Tra l'altro, sembra che su Nasdaq e ‘big tech’ il posizionamento sia bello forte, a dar credito a Société Générale che ha riportato un analisi fatta sulla base dei dati del Chicago Board of Trade in cui mostra che gli Hedge Funds hanno la posizione più lunga da 7 anni.

Anche la Fund Manager Survey di gennaio di Bank of America ha visto gli intervistati indicare che le operazioni più affollate sono l’acquisto dei titoli dei cosiddetti "Magnificent Seven". Ovviamente questo da solo non basta a creare i presupposti per una correzione, come si nota anche dal fatto che è da aprile 2023 che il "long big tech" sono le operazioni più affollate delle previsioni.

Fate conto che i titoli dei cosiddetti ‘Magnificent Seven’, che collettivamente rappresentano circa il 28% dell’indice S&P500, sono stati scambiati questa settimana a una media di circa 33 volte gli utili attesi, rispetto alla media di 19,6 dell’S&P500 complessivo.

Il recente ritorno in auge delle azioni dei produttori di chip fa eco all’entusiasmo per le società di intelligenza artificiale che hanno rilanciato il mercato azionario lo scorso anno. Poiché l’S&P500 e il Nasdaq100 sono ponderati in base alle capitalizzazioni di mercato, le azioni delle grandi società tecnologiche hanno un’influenza enorme sulla performance dell’indice.

Il fattore chiave che alimenta i titoli azionari è l’aspettativa che la politica monetaria restrittiva della FED sarà in grado di ridurre l’inflazione senza danneggiare gravemente la crescita – il cosiddetto scenario di atterraggio morbido.

Finora, l’economia statunitense si è dimostrata resiliente, con recenti rapporti macro che mostrano forza in settori quali le vendite al dettaglio e la fiducia dei consumatori e debolezze in altri settori quali l’indice dei prezzi alla produzione ed il mercato immobiliare.

La settimana (corta), non era certo iniziata sotto buoni auspici, a causa dei toni da ‘falco’ nel discorso tenuto martedì scorso dal membro della FED, Christopher Waller. In buona sostanza ha dichiarato che attualmente non c'è motivo per muoversi con la stessa rapidità come nei precedenti cicli di easing (da notare che fino alla fine della scorsa settimana il mercato scontava su per giù un taglio dei Fed Funds da 25 bps per meeting, da marzo in poi fino a dicembre 2024, ndr). Inoltre se l'inflazione non torna a salire i tagli arriveranno, ma saranno "metodici e cauti" (altra dichiarazione in aperto contrasto con un mercato che scontava oltre 6 tagli nel 2024 e una quasi certezza di un taglio al FOMC di marzo appena giovedì scorso, ndr). Immediato è stato il rialzo del Dollaro e dei rendimenti dei Bonds a detrimento, comunque parziale, dei listini azionari ad eccezione di quello delle Small Cap, il Russell2000, che ha perso oltre il punto percentuale e le commodities in scia. Il nervosismo è poi aumentato con la pubblicazione dei dati sulle vendite al dettaglio che hanno sorpreso al rialzo, soprattutto sul dato del ‘control group’ che imporrà revisioni al rialzo alle stime del PIL del quarto trimestre, oltre a indicare che i consumi USA entrano nel 2024 ad un ritmo assai superiore allo stimato. Trattandosi di dati relativi al mese di Dicembre, molto probabilmente la destagionalizzazione ha accresciuto un po' i numeri, pertanto è pensabile che la forza non sia del tutto autentica, ma per verificare ciò, dobbiamo aspettare la pubblicazione dei dati di Gennaio.

A riportare un po' gli equilibri sui mercati è stata la pubblicazione del Beige Book da parte della FED (che leggerete nel capitolo relativo) che ha riportato come nei 12 distretti presi in esame, i consumi hanno mostrato una certa resilienza, i prezzi hanno mostrato incrementi modesti, ma l’attività manifatturiera e il mercato del lavoro hanno mostrato un certo raffreddamento.

Ma è tra giovedì e venerdì scorso che è avvenuto il cambio di passo dei listini azionari nonostante i buoni dati macro in uscita, ad iniziare dalle 187.000 richieste dei sussidi di disoccupazione, numero estremamente basso e minimo da settembre 2022 (182.000) che marcò il dato più basso post-covid. Questa sorpresa può essere stata in parte favorita dalla destagionalizzazione, che è sempre difficile dopo le festività natalizie, quando molti lavoratori temporanei tornano disoccupati. Il numero non destagionalizzato è molto simile a quello dell'anno scorso (289.000 vs 288.000). Meglio delle attese anche i nuovi cantieri di dicembre, anche se la revisione al numero di novembre si porta via una buona parte della sorpresa. I permessi di costruzione, che anticipano i cantieri di 2 mesi, hanno sorpreso meno ma la revisione è marginalmente positiva. Ed infine eccellente anche il dato preliminare di gennaio sulla ‘consumer confidence’ dell’Università del Michigan con un balzo di 9 punti. Il motivo principale sembra essere un ulteriore calo delle aspettative di inflazione. Uno sguardo al seguente grafico delle "confidences" mostra come la Michigan, che non era mai crollata tanto, stia convergendo verso la consumer confidence del Conference Board:

Di contro, il Philly Fed di gennaio ha deluso e continua la pressione sul mercato immobiliare statunitense. Le vendite di case esistenti, che costituiscono la maggior parte del mercato immobiliare, sono diminuite del 19% nel 2023 rispetto all’anno precedente a 4,09 milioni, il livello annuale più basso dal 1995, ha riferito la National Association of Realtors. Gran parte del problema deriva dall’offerta. Con così tanti proprietari di case che hanno bloccato tassi bassi prima e durante la prima parte della pandemia, sono restii a trasferirsi e vendere.

Ma ciò non ha impedito al Dollaro ed ai rendimenti obbligazionari di aumentare le proprie percentuali, come vedremo in seguito.

Allargando un po' il quadro, negli ultimi 2 anni la correlazione negativa tra rendimenti e azionario ha funzionato abbastanza bene, con un piccolo ‘lag’ del secondo, come mostra il seguente grafico tra il Treasury 10 anni contro il Nasdaq100 (ma avrebbe potuto essere anche l'S&P500):

Si notano bene i movimenti dei rendimenti dopo le dichiarazioni dei membri della FED "higher for longer" (luglio- ottobre) e quelle "soft landing" (novembre - dicembre). Ora stiamo registrando un rimbalzo dei rendimenti: vedremo se sarà sostenibile e avrà un impatto su azionario più profondo di quello avuto in quest'inizio anno, oppure andiamo verso una rottura di questa correlazione.

E veniamo ai primi dati sugli utili e sui ricavi trimestrali delle aziende facenti parte del listino S&P500.

In questa fase iniziale, la stagione degli utili del quarto trimestre per i titoli dell’S&P500 è iniziata debolmente. Tuttavia, questa performance inferiore alle stime è dovuta principalmente alle società del settore finanziario. Nel complesso, fino ad oggi il 10% delle società dell’S&P500 ha riportato risultati effettivi per il quarto trimestre del 2023. Di queste società, il 62% ha riportato utili per azione effettivi superiori alle stime. Cinque degli undici settori segnalano (o si prevede registrino) una crescita degli utili anno su anno, guidati dai settori dei servizi di comunicazione, dei servizi di pubblica utilità, dei beni di consumo voluttuari e dell'informatica. D’altro canto, cinque settori stanno segnalando un calo degli utili anno su anno, guidati dai settori dell’energia, dei materiali, della sanità e della finanza. Il settore dei beni di consumo di base registra attualmente utili annuali stabili (0,0%).

In termini di ricavi per il quarto trimestre, il 62% delle società S&P500 ha riportato ricavi effettivi superiori alle stime con un tasso di crescita medio del 2,9%. Otto settori stanno segnalando (o si prevede che riporteranno) una crescita dei ricavi anno su anno, guidati dai settori finanziario, immobiliare, informatica e servizi di comunicazione. D’altro canto, tre settori stanno segnalando (o si prevede che riporteranno) un calo dei ricavi anno su anno, guidati dai settori dell’energia e dei materiali.

Guardando al futuro, gli analisti prevedono una crescita degli utili (anno su anno) del 5,4% per il primo trimestre del 2024 e del 10,0% per il secondo trimestre del 2024. Per tutto il 2024, gli analisti prevedono una crescita degli utili (anno su anno) del 12,2%.

Il rapporto P/E a 12 mesi è pari a 19,5, che è superiore alla media a 5 anni (18,9) e superiore alla media a 10 anni (17,6). Durante la prossima settimana, 75 società dell’S&P500 (inclusi 10 componenti del Dow 30) pubblicheranno i risultati del quarto trimestre.

Passiamo ora ad analizzare il mercato monetario.

I numeri dei dati macro pubblicati nel corso della scorsa settimana e la retorica dei vari membri della FED hanno indotto il Dollar Index ed i rendimenti dell'obbligazionario ad accumulare ulteriori rialzi. Per fortuna da ieri è iniziato il periodo di ‘blackout’ delle dichiarazioni che precede la riunione del FOMC del 31 gennaio.

Lo storno dei bonds di quest'inizio 2024 comincia a farsi rispettabile: in generale i rendimenti europei a 10 anni sono tornati ai livelli prevalenti a inizio dicembre, mentre a quello US ancora manca qualcosa.

Queste due situazioni hanno inciso sullo scenario di rientro dell'inflazione tendenziale verso il target, mostrando un rialzo della volatilità e della resilienza, in particolare se l'economia tiene così bene nel breve periodo.  

Andiamo, quindi, a vedere nello specifico lo scenario che si è presentato nel fine settimana appena trascorso sulle probabilità dei tagli sui tassi d’interesse nel 2024:

Lo strumento FedWatch del CME Group mostra come i mercati, per la prima riunione del 2024 in programma il 31 gennaio, sono praticamente certi che la FED non taglierà i tassi (v. grafico):

Si abbassano considerevolmente, per la riunione del 20 marzo, le probabilità di un taglio di 25 bps da parte degli investitori che dal 76,9% di due venerdì fa, passano al 46,2% attuale, mentre prende sempre più corpo la probabilità che i tassi rimangano fermi a quelli odierni con una percentuale che balza al 52,9% dal 19,0% di due venerdì fa. (v. grafico):

Si abbassano le prospettive anche per la riunione del 12 giugno, con le probabilità che si arrivi ad un taglio di soli 50 bps (cioè due tagli dello 0,25% o uno dello 0,50%) che dal 11,5% di due venerdì fa passa al 50,2%, viceversa si abbassano notevolmente le probabilità per un taglio complessivo di 75 bps che dal 53,5% passano all’attuale 31,8% (v. grafico):

Infine, per l’ultima riunione del 2024, vengono meno le probabilità di un taglio da ben 175 bps, che abbiamo sempre sostenuto che fosse eccessivo, mentre sale l’incertezza se i tagli complessivi arrivino al punto e mezzo percentuale o all’1,25% con probabilità quasi alla pari intorno al 33%. (v. grafico):

E veniamo ai numeri dei rendimenti dei Treasury che dai nuovi minimi di fine anno, hanno rimbalzato, per poi discendere per poi rimbalzare nuovamente nel corso della settimana appena trascorsa. Come scrivevo qualche giorno fa su queste colonne, bisognerebbe attenersi di più alle dichiarazioni in conferenza stampa post-FOMC del Presidente Powell ed al report post-FOMC, invece basta la pubblicazione di un dato o macro o, peggio, una dichiarazione di un membro della FED, per mandare sulle montagne russe i prezzi o i rendimenti (scegliete voi) dei Bonds. E’ vero, anche questo è mercato, ma la volatilità su questi strumenti ha oltrepassato nettamente quella sulle azioni.

Entriamo quindi nello specifico, e notiamo il recupero più corposo sulla scadenza corta del 2 anni che ritorna all’attuale 4,383% dal 4,148% di due venerdì fa. A seguire il recupero del Treasury 10Y che dal 4,05% di tre venerdì fa passa al 3,941% di due venerdì fa per arrivare all’attuale 4,12%. Identica situazione per il rendimento del 30Y che dal 4,179% di due venerdì fa passa all’attuale 4,33%.

Ovviamente anche lo spread 2Y-10Y torna ad ampliarsi invertendo nuovamente la curva, passando dai 20,7 bps di due venerdì fa all’attuale 26,3. In ogni caso il trend oramai è definito con la curva che tornerà a disinvertirsi, ad eccezione di qualche ritorno di fiamma momentaneo delle scadenze corte. Ribadiamo che nessun segnale è perfetto, e in questo caso una curva che si normalizza può effettivamente indicare un atterraggio morbido dell’economia dovuto a un calo dell'inflazione e una FED che coerentemente rimuove la stretta sui tassi.

Infine i tassi reali, al netto dell’attuale tasso di inflazione, che a dicembre erano del 1,675% oggi salgono coerentemente al 2,34% (v. grafico FED di S.Louis):

Analisi grafica dell’indice di riferimento di una parte delle nostre operazioni, il NASDAQ100.  Che dire ? Basta guardare il grafico per farsi un’idea della forza dell’indice tech che aggiorna un nuovo massimo storico a 17317 e via verso nuovi territori inesplorati. Risulta vero che il rally è sostenuto maggiormente dai titoli rappresentanti i cosiddetti ‘Magnificent Seven’ ma se andate a guardare il grafico dell’indice in modalità ‘equal weighted’ noterete che anch’esso è molto vicino ai precedenti massimi storici del 16 novembre 2021 a 7348. Come detto in precedenza la settimana è stata caratterizzata dai forti acquisti sulle società dei semiconduttori, da AMD a GlobalFoundries, da Intel a Marvell, da Micron Techno a Nvidia, NXP, Qualcomm, ecc. Dei ‘Magnificent Seven’ il titolo Microsoft continua la cavalcata in territori inesplorati e solo Tesla continua a mostrare una certa debolezza. Graficamente notiamo che dopo il breve pullback indicato come onda 2 di (5) il rally si è fermato proprio in area 17300 [estensione del 61,8% di onda 5 di (3), partendo da onda (4)]. Il prossimo obiettivo rialzista lo troviamo in area 18200 [estensione del 78,6% di onda 5 di (3), partendo da onda (4)]. Al contrario, dovendo chiudere due gap lasciati aperti nel corso della scorsa settimana, possibile test in area 16700. Il livello di RSI a 72 indica prudenza. La pubblicazione delle prime trimestrali economiche societarie ci daranno il polso della salute del listino ad iniziare dalle più importanti ASML, Apple, Intel, Netflix, Tesla. La settimana si è chiusa a 17314.00 con un guadagno del + 2,86% il che porta ad un guadagno del + 2,90% rispetto all’ultima giornata del 2023.

FINALMENTE !! Dopo poco più di due anni dal precedente, anche l’indice maggiore S&P500 fa registrare un nuovo massimo storico a 4842. La storia mostra anche che lo slancio che ha portato i titoli azionari a raggiungere livelli record spesso tende a continuare nel lungo termine. In 13 dei 14 casi precedenti in cui l’S&P500 ha raggiunto il massimo storico per la prima volta in più di un anno, il rally è continuato nei successivi 12 mesi, con un rendimento medio del 13,9%. Riportiamo la statistica ma ricordiamo che i mercati sono in continua evoluzione e le correlazioni di una volta non sono più attuali. Anche questo listino ha beneficiato della forza di alcune società tecnologiche e del settore dei servizi di comunicazione (Meta, Netflix) frenato, però, dalle trimestrali altalenanti del settore bancario (Goldman Sachs, Morgan Stanley) e immobiliare (Prologics). Graficamente notiamo che dopo il breve pullback, il rialzo non sia stato così imponente come per l’indice tech, a dimostrazione che il livello di RSI a 68 circa non è ancora in zona di ipercomprato. Pertanto un’estensione della fase rialzista ha come obiettivo l’area 4950 come espressione dell’ampiezza del 100% di onda (3) partendo dal minimo di onda (4). Al contrario l’area di supporto rimane sempre quella dei 4700. Oltre alla pubblicazione delle trimestrali economiche societarie che mano mano entra nel pieno della stagione, la settimana presenta dati macro importanti ad iniziare dai dati preliminari delle PMI su manifattura e servizi a cura di S&P Global, per passare agli ordini di beni durevoli di dicembre, per terminare al dato inflattivo per eccellenza, come viene definito dai membri della FED, l’indice della spesa per consumi personali. Ritocchi all’insù per l’indice Cboe Volatility Index (VIX) che viene scambiato a 13,74 un punto superiore alla chiusura di due venerdì fa, ed anche per l’indice della ‘paura’ lo skew del CBOE sull’S&P500 – un indicatore del mercato delle opzioni per la domanda relativa di contratti call al rialzo rispetto a contratti put al ribasso – che dal valore di 132.68 di venerdì 5 gennaio, è salito a 143.81 di due venerdì fa all’attuale 148,15. Vedremo. La settimana si è chiusa a 4839.82 con un guadagno del + 1,17% il che porta ad un guadagno del + 1,47% rispetto all’ultima giornata del 2023.

Settimana deludente dell’indice delle blue-chip, il DOW JONES, anche se riesce a limare per l’ennesima volta il proprio massimo storico portandolo a 37933. Graficamente notiamo che il listino procede per via laterale, dal quale ha cercato di uscire nella giornata di venerdì scorso. Per la prima volta i prezzi sono riusciti a chiudere sopra la resistenza posta in area 37700 e ciò potrebbe essere il viatico per l’attacco al prossimo obiettivo rialzista posto in area 38200 costituito dall’estensione del 138,2% di onda 3 partendo dal minimo di onda 4. Viceversa, nel caso di correzione, troviamo il primo supporto in area 37000 e successivamente uno serio in area 36400 costituito dal ritracciamento del 27,2% di onda 5, che al momento rappresenta un’ipotesi remota. Il livello di RSI rimane sempre di poco sotto la zona di ipercomprato a 66. La settimana si è chiusa a 37863.81 con un guadagno del + 0,72% il che porta ad un guadagno del + 0,47% rispetto all’ultima giornata del 2023.

ORO INDEX

- L'oro è riuscito a rimbalzare dai minimi settimanali vicino ai 2.000 $/oz.

- Per ora, un ulteriore consolidamento sembra essere la parola d'ordine.

- La geopolitica, i dati macro e le banche centrali dovrebbero governare il sentiment.

Il metallo giallo ha aperto la settimana in modo ribassista, trascinato al ribasso dalla forte ripresa della domanda per il biglietto verde insieme all'altrettanto forte ripresa dei rendimenti statunitensi in diversi intervalli temporali. I dati rilasciati dalla Cina durante la prima metà della settimana hanno deluso ancora una volta gli operatori di mercato, rafforzando ulteriormente la percezione che una ripresa economica in quel paese rimanga per il momento un pio desiderio.

Questo scenario in Cina ha spinto sia l’Oro che la galassia legata al rischio ad estendere i loro ribassi settimanali in un momento in cui il rialzo del dollaro USA si è dimostrato forte con il Dollar Index che è salito a nuovi massimi annuali intorno a 103,70 (17 gennaio) dal minimo del 28 dicembre 2023 a 100,61.

Un altro fattore che ha motivato il forte istinto del metallo prezioso è stata la persistente resilienza dell’economia statunitense, sostenuta ancora una volta da dati positivi, questa volta provenienti da vendite al dettaglio, produzione industriale e indicatore manifatturiero della FED di Philadelphia più solidi del previsto. il tutto incidendo sulle scommesse (forse troppo ottimistiche) su un taglio dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve nella riunione del 20 marzo.

Inoltre, la diminuzione delle speculazioni su un taglio dei tassi nel secondo trimestre ha stimolato i rendimenti statunitensi su tutta la curva, una mossa che è stata anche esacerbata dal ritorno della narrativa “più restrittiva per più a lungo” tra alcuni funzionari della FED (come leggeremo in seguito nel relativo capitolo). Uno sguardo agli eventi della prossima settimana ci permette di dedurre che i prezzi dell'Oro dovrebbero mantenere un atteggiamento cauto alla luce delle decisioni sui tassi di interesse da parte della Bank of Japan, della Bank of Canada e della BCE. Si prevede che tutti manterranno i tassi di interesse invariati.

Un altro potenziale fattore trainante per il metallo non-yield deriva dalla pubblicazione dei PMI manifatturieri e dei servizi avanzati su entrambe le sponde dell’Atlantico, nonché da un’altra stima del tasso di crescita del PIL statunitense del quarto trimestre e dalla pubblicazione dei dati sull’inflazione statunitense per il mese di dicembre, questa volta misurata dal PCE.

Di contro, sul fronte geopolitico, il deterioramento del conflitto Israele-Hamas, la crisi del Mar Rosso e il coinvolgimento dei principali attori mentre questo scenario continua a diffondersi sono fattori che sostengono una domanda aggiuntiva per il metallo giallo.

Prospettive tecniche dell’Oro

Il minimo raggiunto finora nel 2024, pari a 2.004 S/oz., rafforza per il momento la zona critica di contesa nell’area psicologica dei 2.000 $/oz. Se questo supporto dovesse crollare, potrebbe potenzialmente portare a un ulteriore calo verso il forte supporto in area 1980 $/oz. coincidente con la M.M. semplice a 200 periodi sul grafico daily. Al contrario, venti favorevoli alla commodity potrebbero portare le quotazioni a testare nuovamente la resistenza posta in area 2060 $/oz.

Passando agli altri due metalli preziosi che seguiamo nel nostro Portafoglio, la caduta libera da inizio anno per i prezzi del Platino si è fermata in area 880 $/oz., soglia già testata diverse volte nel corso del 2023. Il seguente rimbalzo non ha prodotto che il raggiungimento dell’area 900 $/oz. ove si trovano attualmente le quotazioni. Al rialzo troviamo sempre la forte resistenza posta in area 960 $/oz. mentre al ribasso nel caso di rottura del minimo in area 880, il successivo supporto lo troviamo in area 860 per poi andare a baciare il minimo del 2023 in area 840 $/oz.

Diversamente dal Platino, le quotazioni dell’Argento continuano nella sfiancante lateralizzazione tra le aree 25 e 22,5 $/oz. I prezzi, dopo essere scesi sotto la M.M. semplice a 200 periodi a fine anno, sono riuscite a rompere al ribasso anche il supporto in area 23 $/oz. Ora non rimane che il forte supporto in area 22,50 $/oz. (già superato al ribasso mentre scriviamo), prima del penultimo baluardo posto in area 21 $/oz. registrato ad inizio dell’ottobre scorso. Al rialzo, ma al momento non ne ha la faccia, la prima resistenza la troviamo in area 23,50 $/oz. poi in area 24 $/oz. con il superamento della M.M. semplice a 200 periodi.

La quotazione settimanale dell’Oro si è chiusa a 2029.30 $/oz. in perdita del - 1,087% rispetto alla precedente settimana che porta ad una perdita da fine anno del – 2,051%. La settimana della commodity in modalità spot si è chiusa a 2029.69 $/oz. Di seguito il grafico weekly dell’ORO FUTURES FEBBRAIO 2024:

POLITICA USA

Prima il Senato e poi la Camera giovedì scorso hanno approvato un disegno di legge temporaneo per finanziare il governo fino ad inizio marzo; venerdì scorso la Casa Bianca ha fatto sapere che il Presidente Joe Biden ha firmato il disegno di legge. La misura permette di evitare uno ‘shutdown’ parziale del governo che sarebbe scattato venerdì. Il disegno di legge alla Camera ha ottenuto 314 voti favorevoli e 108 contrari (ovvero, 106 repubblicani e 2 democratici), al Senato i voti favorevoli sono stati 77 e i contrari 18. La misura nota come “continuing resolution” estenderà i livelli di spesa dello scorso anno fiscale fino alle scadenze dell’1 ed 8 marzo.

Venerdì scorso la commissione ‘Ways and Means’ della Camera ha approvato il ‘Tax Relief for American Families and Workers Act of 2024’, disegno di legge che prevede tagli alle tasse per aziende e famiglie a basso reddito. La misura aumenterebbe il credito d’imposta per figlio e ripristinerebbe l’intero valore delle detrazioni fiscali aziendali per gli investimenti in ricerca e sviluppo e in impianti ed attrezzature. Le modifiche sarebbero in vigore fino al 2025. Previste anche agevolazioni fiscali per alloggi a prezzi accessibili e per le persone colpite da disastri. Secondo il comitato congiunto sulla tassazione la misura porterà ad un aumento del deficit statunitense di 399 milioni di dollari in dieci anni.

Intanto continua il cammino di avvicinamento alle elezioni presidenziali di novembre. Dopo i primi caucus repubblicani nello stato dell’Iowa che hanno visto Donald Trump raggiungere la maggioranza raccogliendo il 51% dei consensi, seguito a distanza da Ron DeSantis e Nikki Haley rispettivamente con il 21,2% ed il 19,1% delle preferenze, ora la palla passa al New Hampshire, dove domani, martedì, si terrà l’appuntamento con le primarie repubblicane. Nella serata italiana di ieri, domenica, il governatore della Florida Ron DeSantis tramite un video ha annunciato il suo ritiro dalle primarie del Partito Repubblicano; ora sosterrà la candidatura di Donald Trump.

Tornando alla prossima tappa delle primarie, il passaggio in New Hampshire potrebbe già dire molto sulla candidatura repubblicana. In questo stato Nikki Haley negli ultimi mesi ha guadagnato slancio e nel caso in cui non dovesse riuscire a tener testa a Trump qui, l’ex presidente emergerebbe come presunto candidato repubblicano per le elezioni presidenziali di novembre; con un buon risultato nel New Hampshire, invece, Haley probabilmente riuscirebbe a mantenere abbastanza donatori ed elettori interessati per rimanere in corsa per i prossimi appuntamenti (che vedono comunque Donald Trump come grande favorito). Venerdì scorso il senatore repubblicano Tim Scott, che in un primo momento si era candidato alle primarie per poi ritirarsi a novembre, durante un comizio nel New Hampshire si è espresso a favore della candidatura di Donald Trump. Sempre venerdì, Nikki Haley ha detto che non farebbe da vicepresidente a Donald Trump, nel caso in cui l’ex presidente dovesse vincere le primarie del partito.

POLITICA DELLA FED

Secondo il membro del consiglio direttivo della FED, Christopher Waller, in un intervento nella giornata di martedì scorso, ha dichiarato che gli USA sarebbero vicini all’obiettivo dell’inflazione del 2%, tuttavia la banca centrale statunitense non dovrebbe affrettarsi ad applicare riduzioni al tasso d’interesse di riferimento fino a quando non ci sarà chiarezza rispetto al fatto che l’inflazione più bassa sarà sostenuta. Waller ha anche detto che la FED dovrà agire “metodicamente e con attenzione”. Waller ha anche parlato di come ora il FOMC presti attenzione sia ad abbassare l’inflazione che a mantenere l’occupazione vicina al suo massimo livello: “Oggi, ritengo che i rischi per i nostri mandati in materia di occupazione e inflazione siano più equilibrati”. Waller ha poi detto che i dati degli ultimi mesi permettono al FOMC di considerare il taglio dei tassi di riferimento nel 2024, pur sottolineando che fino a quando ci sarà il rischio di una ripresa dell’inflazione i cambiamenti in materia di politica dovrebbero essere “calibrati attentamente e non affrettati”.

Mercoledì scorso è stato pubblicato il Beige Book, report nel quale vengono riportate informazioni sulle attuali condizioni economiche raccolte dalle diverse banche della FED. Nell’ambito dell’indagine sono stati sondati i contatti commerciali nel Paese fino all’8 gennaio. Il report spiega che la maggioranza dei 12 distretti della FED ha riportato piccoli cambiamenti nell’attività economica o nessuno. Le aziende nella maggior parte dei distretti hanno notato che le loro aspettative per la crescita futura sono positive, sono migliorate o entrambi i casi, anche se l’avvicinarsi delle elezioni presidenziali sta portando un po’ di incertezza in alcuni leader aziendali. In merito ai prezzi, la metà dei distretti ha riportato leggeri o modesti aumenti di prezzo, cinque hanno anche osservato che gli aumenti complessivi dei prezzi si sono in una certa misura attenuati rispetto al periodo precedente.

Raphael Bostic, presidente della FED di Atlanta, dopo aver detto di aspettarsi che sarebbe appropriato ridurre il tasso di interesse overnight di riferimento della banca centrale nella seconda metà dell’anno, giovedì scorso ha poi affermato che potrebbe sostenere una “normalizzazione” prima del terzo trimestre dell’anno nel caso in cui dovessero continuare ad esserci “sorprese al ribasso” nei dati, “ma le prove dovrebbero essere convincenti”. Bostic ha anche sottolineato la necessità di attenzione, in particolare sostenendo che tagli prematuri dei tassi d’interesse potrebbero portare ad un rialzo della domanda che potrebbe avviare pressioni al rialzo sui prezzi. L’aspettativa di Bostic è che l’indice dei prezzi delle spese per consumi personali (PCE) scenda al 2,4% quest’anno.

Sul tema dell’inflazione venerdì si è espressa anche il presidente della FED di San Francisco, Mary Daly, che ha detto che necessita di più prove relative al calo dell’inflazione per sentirsi abbastanza sicura da modificare la politica monetaria. In merito al ripristino della stabilità di prezzo, Daly ha detto che c’è ancora “molto lavoro da fare”. Secondo il presidente della FED di San Francisco è appropriato chiedersi quando saranno necessari modifiche della politica, ma è presto per pensare che queste siano dietro l’angolo. Sul taglio dei tassi, Daly ha detto che servono più prove circa un calo dell’inflazione verso il 2% perché si senta abbastanza sicura per iniziare a regolare il tasso di riferimento.

Michelle Bowman, membro del consiglio direttivo della FED, che aveva già votato contro la proposta “Basel endgame” di luglio in quanto ritenuta troppo restrittiva per le banche, ha ribadito le proprie preoccupazioni in merito a quanto capitale viene richiesto di detenere alle banche secondo il piano preliminare. Tuttavia ha suggerito che potrebbe sostenere l’avanzamento dello sforzo di scrittura, se le autorità di regolamentazione concorderanno con le preoccupazioni dell’industria e riducendo l’impatto della proposta. Bowman ha anche chiesto ai regolatori di rinunciare agli sforzi per avere regole più severe per le banche più piccole; il vicepresidente della FED Michael Barr si è attivato per applicare i requisiti richiesti a grandi banche globali alle aziende con oltre 100 miliardi di dollari di asset dopo i fallimenti di banche di quelle dimensioni. Secondo Bowman l’approccio è un “difetto fondamentale” che può distorcere il modo in cui operano banche di quelle dimensioni.

I membri della FED sono entrati nel ‘black out period’ che precede il FOMC del 31 gennaio. Dopo di che avranno poco più di un mese per preparare il mercato al FOMC del 20 marzo, visto che da parecchio tempo la FED è riluttante a sorprenderlo. Per cui la retorica dovrebbe prendere gradualmente una direzione precisa, cosa che impedirà al mercato di fantasticare troppo. Vedremo.

DATI MACROECONOMICI

Nel mese di dicembre le vendite al dettaglio su base mensile hanno registrato un +0,6%, crescita superiore al +0,4% indicato dal consensus e al +0,3% di novembre. Il dato è rilasciato dall’U.S. Census Bureau.

Le vendite al dettaglio Control Group su base mensile a dicembre segnano una crescita dello 0,8%, dopo il +0,5% di novembre (rivisto da +0,4%). Il dato è rilasciato dall’U.S. Census Bureau.

Il dato sulla produzione industriale statunitense a livello mensile a dicembre cresce dello 0,1%, rialzo appena superiore al consensus fermo ad un +0,0% ed anche alla rilevazione di novembre sempre del +0,0% (rivista +0,2%). Il dato è rilasciato dalla Federal Reserve.

Le richieste iniziali di sussidi di disoccupazione nella settimana terminata il 13 gennaio sono state 187 mila, in calo rispetto alle 203 mila della settimana precedente (riviste da 202 mila) e sotto al consensus di 207 mila. Il dato è rilasciato dall’U.S. Department of Labor.

Il dato preliminare sui permessi di costruzione a livello mensile a dicembre segna una crescita dell’1,9%, passando dal dato di 1,467 milioni di novembre a quello di dicembre di 1,495 milioni, oltre il consensus di 1,480 milioni. Il dato è rilasciato dall’U.S. Census Bureau.

Il numero di case per le quali è iniziata la costruzione su base mensile a dicembre registra una contrazione del 4,3%: il dato di novembre è pari a 1,525 milioni (rivisto da 1,560 milioni), quello di dicembre a 1,460 milioni, oltre il consensus di 1,426 milioni. Il dato è rilasciato dall’U.S. Census Bureau.

Il Filadelfia Fed Manufacturing Index a gennaio si attesta a -10,6 punti, contro un consensus di -7,0 punti ed una rilevazione di dicembre di -12,8 punti (rivista da -10,5 punti). Il dato è rilasciato dalla Federal Reserve Bank di Filadelfia.

Il dato preliminare di gennaio relativo all’indice di fiducia dei consumatori elaborato dall’Università del Michigan è pari a 78,8 punti, oltre il consensus di 70,0 punti ed anche oltre il dato di dicembre di 69,7 punti.

PORTAFOGLI AZIONARI

Continua il rally per gli indici azionari, in special modo per i titoli del Nasdaq100. I due acquisti di due settimane fa con la strategia del Nasdaq Weekly, APPLE e O’REILLY, hanno prodotto ottime performance, con O’REILLY che è già arrivato a target con un buon 7% portato a casa, mentre su TESLA E THE TRADE DESK, l’operazione si deve ancora sviluppare avendo passato la settimana in sostanziale parità. Ottimo trade anche sul titolo italiano UNIPOL che proprio in questi momenti ha raggiunto il nostro target consentendoci di portare a casa un altro po’ di tozzi di pane (+ 7,47%), targati 2024. Per questa settimana sono previsti diversi acquisti su titoli europei ma, al momento, i prezzi sono troppo tirati e distanti, quindi agiremo in modalità ‘buy limit’ appena ce ne daranno l’occasione, nel frattempo proviamo ad acquistare un altro titolo sul mercato USA con la strategia del Nasdaq Weekly, JD.com

Non mancano le sorprese sul portafoglio The Challenge sul quale, finalmente, siamo riusciti ad andare a target sull’ETF L&G CYBER SECURITY. Venerdì scorso i prezzi si erano fermati a qualche tick dal nostro livello di target e già ci eravamo allertati ma poi, oggi, con un’apertura in gap up, oltre al nostro preventivato guadagno, il mercato ci ha regalato qualche altro tozzo di pane in più, portando il gain complessivo al + 26,10% e scusate se è poco !

Ma se non vi accontentate, possiamo proporre anche il target sull’ETF AMUNDI ROBOTICS & AI SCREENED con un gain del + 15,00%, non male ehhh ! Qui siamo stati forse un po' troppo conservativi visto il ritorno all’interesse per l’Intelligenza Artificiale dopo il boom dell’estate 2023, ma è proprio in virtù di quel periodo che le quotazioni dell’ETF non erano salite abbastanza rispetto al settore, che ci ha fatto propendere per un approccio al guadagno più moderato.

Certo, c’è voluto tempo e codesto Portafoglio è stato costruito con questo scopo e ricordate sempre che guadagnare in Borsa è frutto di apprensioni e sacrifici, di sangue e lacrime.

Infine, come avrete notato, rimaniamo sempre in attesa che i mercati azionari europei facciano un ulteriore saltino all’insù per poter acquistare gli ETF in modalità ‘short’ ma ai nostri prezzi. Fate conto che mentre l’indice S&P500 venerdì scorso ha registrato nuovi massimi storici, le quotazioni dell’equivalente ETF in modalità ‘short’ a leva 1 non solo non hanno fatto registrare dei nuovi minimi ma, addirittura, sono sopra le quotazioni raggiunte dallo stesso a metà luglio e a fine dicembre 2023 quando, ovviamente, i prezzi dell’indice S&P500 erano più basse di oggi. Meditate abbonati, medidate !

Alla prossima.

FOCUS SU AZIONI

WALT DISNEY - L'investitore attivista Nelson Peltz ha intensificato la sua battaglia per procura con Disney di giovedì. In una dichiarazione preliminare depositata presso le autorità di regolamentazione, Trian Fund Management di Peltz ha richiesto obiettivi di margine in streaming compresi tra il 15% e il 20%, che descrive come "simili a Netflix", così come altri obiettivi. A novembre, il business dello streaming della Disney aveva perso quasi 11 miliardi di dollari dal lancio di Disney+ alla fine del 2019. Peltz vuole anche che il gigante dell’intrattenimento trovi un chiaro successore dell’amministratore delegato Bob Iger e migliori i suoi studi in difficoltà.

Nella dichiarazione, Trian ha anche esortato gli azionisti a esprimere il proprio voto a sostegno dell'aggiunta di Peltz e dell'ex dirigente della Disney Jay Rasulo al consiglio di amministrazione della società.

Taiwan Semiconductor Manufacturing (TSMC)

Un colosso dell’industria dei chip prevede un anno migliore per i produttori di semiconduttori.

L'azienda taiwanese, conosciuta anche come TSMC, ha affermato che prevede che le sue entrate crescano di oltre il 20% nel 2024, una prospettiva più forte del previsto. TSMC è il più grande produttore di chip a contratto al mondo e un fornitore di Apple, Nvidia e Qualcomm.

Nel 2023, i produttori di chip hanno dovuto far fronte a un eccesso di scorte dovuto al boom dell’elettronica dell’era della pandemia. Ma la corsa agli armamenti nel campo dell’intelligenza artificiale sta alimentando un’impennata della domanda e anche il mercato degli smartphone è in ripresa. Secondo i dati FactSet, il valore di mercato di TSMC è cresciuto di circa 31 miliardi di dollari per raggiungere quasi 514 miliardi di dollari entro la fine delle negoziazioni di Taipei di venerdì.

APPLE – Secondo un report di International Data Corp, Apple ha chiuso il 2023 con la quota di mercato mondiale più alta tra i venditori di smartphone. L’azienda di Cupertino ha registrato una quota di mercato del 20%, superando Samsung, che ha chiuso l’anno con una quota del 19,4%, come mostrano i dati preliminari del Worldwide Quarterly Mobile Phone Tracker di IDC. Apple e Transsion sono stati gli unici due, tra i top cinque venditori di smartphone, ha registrare una crescita nelle vendite l’anno scorso, con il mercato che nel complesso ha registrato un calo del 3,2%. Secondo i dati di IDC l’anno scorso le spedizioni di cellulari Samsung sono calate del 13,6%, quelle di iPhone hanno registrato un +3,7%.

TESLA – Giovedì scorso Tesla tramite il servizio di messaggistica cinese Wechat ha comunicato che farà partire un tour a livello nazionale in Cina per presentare il suo pickup Cybertruck. La domenica precedente il CEO di Tesla Elon Musk ha scritto su X che l’azienda potrebbe inviare alcuni prototipi del modello da esporre in Cina, anche se sarà complicato rendere il veicolo legale per la strada.

PUBBLICAZIONE DELLE TRIMESTRALI ECONOMICHE SUI TITOLI DEL NASDAQ100 USCITI NELLA SCORSA SETTIMANA.

FASTENAL + 9,17%. La società è impegnata nella distribuzione all'ingrosso di forniture industriali e da costruzione in Nord America. L'azienda offre bulloni, dadi, viti, prigionieri e relative rondelle; e forniture varie e hardware, ha riportato utili nel quarto trimestre 2023 pari a 0,46 $/az. su un fatturato di 1,76 mld $. La stima degli analisti per gli utili era di 0,45 $/az. su un fatturato pari a 1,75 mld $. I ricavi sono cresciuti del 3,72% su base annua.

In una nota la società ha pubblicato i seguenti dati di bilancio del quarto trimestre 2023: il profitto lordo pari a 799,4 mln $, come percentuale delle vendite nette, è aumentato al 45,5% dal 45,3% del quarto trimestre 2022. L’utile operativo, come percentuale delle vendite nette, è aumentato al 20,1% dal 19,6% del quarto trimestre 2022. Le spese operative e amministrative pari a 445,5 mln $, come percentuale delle vendite nette, sono migliorate al 25,3% dal 25,7% del quarto trimestre 2022, nonostante la continua lenta crescita delle vendite. Il reddito operativo pari a 353,9 mln $, come percentuale delle vendite nette, sono migliorate al 20,1% dal 19,6% del quarto trimestre 2022. L’utile prima delle imposte sul reddito pari a 354,2 mln $, come percentuale delle vendite nette, è aumentato al 20,1% dal 19,4% del quarto trimestre 2022. Gli utili netti per azione sono stati pari a 266,4 mln $ con un aumento del 8,5% rispetto al quarto trimestre 2022; gli utili netti per azione sono stati pari a 0,46 $ in aumento rispetto ai 0,43 $ del quarto trimestre 2022. Abbiamo prodotto un flusso di cassa operativo pari a 354,0 mln $ in aumento del 17,3% rispetto al quarto trimestre 2022, che rappresenta il 132,9% degli utili netti del periodo rispetto al 122,9% del quarto trimestre 2022. Nel quarto trimestre del 2023, abbiamo pagato sia il nostro dividendo regolare di 0,35 $/az. sia un dividendo speciale di 0,38 $/az.

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SEGNALI DI ENTRATA E DI USCITA DEL MODELLO QUANTITATIVO LOMBARD PER IL TRADING SULLE AZIONI NASDAQ TIME FRAME SETTIMANALE. I SEGNALI VENGONO GENERATI UNA VOLTA A SETTIMANA E PUBBLICATI SUL SITO IL LUNEDI MATTINA E VALEVOLI PER TUTTA LE SETTIMANA. IL REPORT SI COMPONE DI SEGNALI DI ACQUISTO PER NUOVE POSIZIONI E DI AGGIORNAMENTO PER I TITOLI GIA' PRESENTI IN PORTAFOGLIO.
ASTENERSI PRIMA DI AVERE COMPRESO CON ESATTEZZA IL PROFILO DI RISCHIO E LE CARATTERISTICHE TECNICHE DEL SERVIZIO CON LA LETTURA DELLE SPIEGAZIONI POSTE NELLA DICITURA "Il Portafoglio LombardReport": (clicca qui >>>
CONSIGLIAMO DI SEGUIRE IN PAPER TRADING LE OPERAZIONI PER QUALCHE SETTIMANA PRIMA DI APPLICARLE.

ORDINI DI ACQUISTO NUOVE POSIZIONI DELLA SETTIMANA (22/01/2024)

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