L’atteso dato sul mercato del lavoro Usa ha creato un certo scompiglio sui mercati al termine della scorsa settimana, con le Borse che hanno accusato cali pesanti.
I numeri, sotto il profilo della forza dell’economia americana non sono stati negativi, anzi. Infatti, verrebbe quasi da sire che sono stati persin troppo buoni ma soprattutto ben al di sopra delle migliori previsioni. Da quanto risulta, a marzo sono stati creati altri 303.000 posti di lavoro, mai così tanti dal gennaio del 2023, con un tasso di disoccupazione che è sceso dal 3,90% al 3,80%.
E, cosa tutt’altro che da sottovalutare, le retribuzioni orarie risultano cresciute dello 0,35% mensile (ovvero, il doppio rispetto a febbraio) e del 4,10% su base annua, dal precedente +4,30%.
Ottimi numeri, che dimostrano una salute di ferro per gli States. Eppure, le Borse sono caracollate. Sembra un paradosso, vero?
E invece, la ragione c’è ed è anche piuttosto evidente a chi scrive: finché Pil e occupazione negli Stati Uniti andranno bene, non esiste alcun motivo per cui la Fed debba iniziare a tagliare i tassi di interesse, per altro con l’inflazione registrata a febbraio ancora al 3,20%.
Non va infatti dimenticato che la Fed ha un doppio mandato: inflazione obiettivo al 2% nel medio termine, compatibilmente con la piena occupazione.
Rebus sic stantibus, le speculazioni che i mercati portano avanti da tempo sull’imminente taglio dei tassi si sono sgonfiate come un palloncino bucato. Alla luce di questi dati, è chiaro che Powell può permettersi il lusso di prendersi tutto il tempo che vuole per decidere il da farsi. Infatti, guardando le proiezioni dei Fed Funds, le probabilità di un taglio dei tassi a giugno di quest’anno sono sprofondate al 55%.
E di conseguenza, stavolta in modo del tutto logico e coerente, i bond hanno visto aumentare i loro rendimenti a causa di una correzione delle quotazioni che ha smaltito, forse, un po’ di eccesso di euforia per l’inizio della politica monetaria espansiva.
E la Bce?
Da un lato è vero che l’Istituto europeo sostiene che la tempistica sui tassi la decide in autonomia, non guardando a cosa faccia l’Istituto oltreoceano. Ma come tutti sappiamo, questo è vero solo parzialmente, nella misura in cui se da un lato è vero che Francoforte assume le sue decisioni di politica monetaria in base all’andamento dell’inflazione e delle aspettative del mercato su di essa, dall’altro lato queste dinamiche macroeconomiche s’intrecciano giocoforza con quanto avviene negli Stati Uniti.
In estrema sintesi, se la Bce tagliasse i tassi con troppo anticipo rispetto alla Fed, i capitali internazionali in cerca di rendimenti più elevati si sposterebbero negli Stati Uniti, indebolendo il nostro euro e facendo quindi salire il costo delle importazioni. Tradotto in pratica: impatto rialzista sulla nostra inflazione.
Quindi, molto verosimilmente come sempre, saranno gli Usa a suggerirci i tempi e modi del passaggio alla politica monetaria espansiva anche da parte della Bce.
Passiamo quindi all’aggiornamento e all’analisi delle curve di riferimento.
Analisi ZC-Yield Curve
La lettura della ZC-Yield Curve mostra ancora un leggero allargamento dei rendimenti su tutto il tratto della curva rispetto alla scorsa analisi. Infatti, rispetto alla scorsa lettura il rendimento della scadenza a 10 anni si posiziona in area 2,68% rispetto al 2,62% precedente, mentre la scadenza trentennale va in area 2,38% rispetto al precedente 2,31%. Sempre immutata la conformazione della curva, che rimane invertita con un differenziale 10Y-2Y in lieve restringimento ora sui -49 bps. Stabile anche il tratto a breve, con la curva che evidenzia sempre un massimo di rendimento sulle scadenze nella seconda metà del 2024 in area 4,00. Stabili le previsioni dei tassi forward su Euribor 6 mesi sulle scadenze a breve, con tassi attesi sempre poco sotto area 4,00% per la seconda metà del 2024, per poi scendere repentinamente verso area 2,50%-2,25% verso fine 2025 e fino ad inizio 2028, data dalla quale i tassi sono rivisti in lenta risalita ora sino ad area 2,75% nel tratto a lunga.
Bond Governativi Mondo Weekly Ranking
Consueta sezione dell’analisi sui mercati obbligazionari, con l’introduzione sotto forma di ranking dei bond governativi mondiali con qualunque rating. In alcuni casi, per alcuni emittenti o per alcune valute, il rapporto rischio/rendimento di questi bond può essere anche piuttosto speculativo. Il ranking considera i bond benchmark decennali in tutte le valute di emissione.